L’Autonomia della Romagna non la inventiamo oggi. Almeno dagli anni Venti del secolo scorso, grazie a Braschi e Spallicci, troviamo documenti e azioni che puntano a raggiungere tale obiettivo.
La esigenza di avere un territorio romagnolo più coeso al proprio interno e con maggiore capacità di progettazione, capacità di “fare sistema ” è riconosciuta oggi da diverse associazioni di categoria.
La politica invece pare non voler sentire. Colpevolmente.
Ora, se un gruppo di autonomisti, partendo dalla esperienza vissuta nel Movimento per la autonomia della Romagna (M.A.R. ) ha sentito la necessità, la urgenza, di impegnarsi in prima persona in politica, fondando Rumâgna Unida/ Romagna Unita,
lo si deve proprio alla constatazione che i partiti nazionali da quell’orecchio non vogliono sentire. Tutti, Destra, Sinistra, Centro.
Chiaro che con quei partiti oggi, se non muta lo scenario, non può esserci un confronto costruttivo. Grande invece è il desiderio di dialogare e costruire sinergie con liste civiche, associazioni spontanee di cittadini che siano sensibili ai temi della sussidiarietà, delle Autonomie personali, locali e territoriali, sensibili al progetto che vede per la Romagna un aumento di risorse a disposizione da gestire in autonomia, maggiori competenze (materie) e relative maggiori responsabilità, come già prevede la Carta costituzionale italiana, purtroppo non pienamente applicata.