Siamo in campagna elettorale per le regionali e il tema Romagna torna sul tavolo. Salvo poi evaporare un attimo dopo. Film già visto.
Ora, chi propone una provincia unica romagnola, chi un “sistema Romagna “, chi nulla. Anche qui nessuna novità. È l’estate della politica romagnola, spesso vuota, condita di parole al sole, inconsistente.
Prendo però atto della caparbietà e sincerità di Legacoop Romagna nel chiedere che i candidati alle prossime regionali affrontino seriamente il tema del ruolo da assegnare al territorio romagnolo.
Per Rumâgna Unida/Romagna Unita, neonato partito che terrà il proprio primo congresso intorno a fine ottobre, la questione è molto chiara.
Piaccia o meno, la Romagna e l’Emilia sono due distinte regioni, due distinti territori che si ritrovano gestiti da una unica amministrazione. Può funzionare? Secondo me la risposta è no, non funziona. O almeno non funziona così com’è oggi. La Romagna ha circa un terzo della popolazione ed un terzo della superficie della vicina Emilia. E un PIL decisamente inferiore. Ciò si traduce in un forte disequilibrio, in concreto in lobbies emiliane nettamente prevalenti, e in un declino lento e inesorabile del territorio romagnolo.
In tale scenario, due distinti territori di cui uno nettamente più grande dell’altro, vi debbono essere meccanismi di equilibrio, pari dignità, pari rappresentatività. Altrimenti l’associazione non può funzionare. Vedo dura per la Romagna ottenere lo stesso numero di consiglieri regionali della Emilia e una maggiorre autonomia che la avvicini ad una provincia autonoma (come è oggi ad esempio la provincia di Trento). Meglio una Romagna regione. Questo è il traguardo che Rumâgna Unida pone come pilastro nel proprio statuto.
Samuele Albonetti
Presidente pro-tempore Rumâgna Unida (fino al 1° Congresso previsto a fine ottobre)